Corpus Domini A

27 aprile 2023

 

Mosè, parlando al popolo, invita a fare memoria del cammino che il Signore Dio gli ha fatto compiere verso la terra promessa e della manna piovuta dal cielo a sostegno di quei quarant’anni di prove e di passi, per comprendere sempre più e sempre meglio che non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Così anche Cristo, parlando di sé, si definisce pane disceso dal cielo, un pane diverso da quello che mangiarono gli antichi padri: quelli, infatti, morirono, Lui invece è il pane che dona la vita eterna. Il pane di cui parlava Mosè sosteneva il popolo nel cammino terreno verso la terra promessa, il Pane disceso dal cielo, di cui ci nutriamo nell’Eucaristia, è l’autostrada verso il cielo.

Questo modo di intendere l’Eucaristia ci viene presentato da un giovane, Carlo Acutis, divenuto beato il 10 ottobre 2020. Si intuisce come per Carlo nutrirsi del pane eucaristico e mettersi in adorazione davanti all’Eucaristia rendeva il cammino verso il Paradiso più spedito, più veloce, più sicuro. Diceva: «Quando ci si mette di fronte al sole ci si abbronza, ma quando ci si mette davanti a Gesù Eucaristia si diventa santi. L’Eucaristia è la mia autostrada per il cielo».

Appassionato di saghe, troviamo questo parallelismo nel “Signore degli Anelli” di Tolkien: “il lembas (letteralmente “pane da viaggio”) aveva una virtù senza la quale si sarebbero già da tempo lasciati morire. Non soddisfaceva la gola, e a volte la mente di Samo si riempiva d’immagini di cibo e del desiderio di semplici carni e di pane. Eppure, qual pane di via degli elfi aveva una potenza che aumentava quando i viaggiatori lo consumavano da solo senza mischiarlo ad altri alimenti. Nutriva la volontà, e dava la forza per sopportare e tenere in piedi tendini e arti al di là delle capacità dei mortali”; tutto questo per dirci quanta importanza Carlo dava all’Eucaristia, che non va mescolata ad altro facendole perdere l’alto valore spirituale.

Carlo aveva un’altra passione: internet. Questa potenzialità è ormai nelle mani di tutti, in particolar modo dei nostri ragazzi che, senza connessione alla rete, sembrano non riuscire a vivere, come del resto il mondo di oggi che viaggia grazie a queste nuove tecnologie così rapidamente da sapere in tempo reale cosa succede dall’altra parte.

“Carlo sentiva forte il bisogno di aiutare le persone a scoprire che Dio ci è vicino e che è bello stare con Lui per godere della sua amicizia e della sua grazia. Per comunicare questo bisogno spirituale si serviva di ogni mezzo, anche dei mezzi moderni della comunicazione sociale, che sapeva usare benissimo, in particolare Internet, che considerava un dono di Dio ed uno strumento importante per incontrare le persone e diffondere i valori cristiani. Questo suo modo di pensare gli faceva dire che la rete non è solo un mezzo di evasione, ma uno spazio di dialogo, di conoscenza, di condivisione, di rispetto reciproco, da usare con responsabilità, senza diventarne schiavi e rifiutando il bullismo digitale; nello sterminato mondo virtuale bisogna saper distinguere il bene dal male. In questa prospettiva positiva incoraggiava ad usare i mass-media come mezzi a servizio del Vangelo, per raggiungere quante più persone possibili e far loro conoscere la bellezza dell’amicizia con il Signore. A questo scopo si impegnò ad organizzare la mostra dei principali miracoli eucaristici avvenuti nel mondo, che utilizzava anche nel fare catechismo ai bambini” (card. Agostino Vallini, omelia Messa di beatificazione, 10 ottobre 2020).

Queste parole mi riempiono di desiderio: quello di poter aiutare i nostri ragazzi e non solo a comprendere come pregare: stando in questi giorni in contemplazione dell’Eucaristia possiamo trovare davanti a noi la via per il cielo, senza dimenticare le strade percorse sulla terra. E se il giro del mondo oggi non si compie più in ottanta giorni, ma in pochi attimi grazie alla rete internet, questa possa diventare un’occasione di evangelizzazione per i ragazzi, i giovani e coloro che la utilizzano, senza essere goffi, beceri o fanatici, ma attraverso il giusto mezzo.

Portare il pane eucaristico in cammino per le nostre strade, sia l’occasione per portare la fede e la testimonianza evangelica anche attraverso i mezzi odierni di divulgazione, nelle strade velocissime della comunicazione sociale, per imparare o insegnare come pregare, che sia un semplice “Kyrie”, o un “Alleluia” o un determinato “Amen”, che possa raggiungere Dio e contagiare i fratelli e gli amici, che siano questi al nostro fianco o anche solo virtuali.