V di Pasqua A

Domenica della Confermazione

7 maggio 2023

 

All’inizio della Chiesa gli apostoli scelsero sette uomini ai quali, dopo aver pregato, imposero le mani per colmarli di Spirito Santo, perché fossero loro collaboratori nell’annuncio del vangelo e nel servizio per i poveri.

Per annunciare il vangelo non si può che essere ricolmi di Spirito Santo, perché è lo Spirito che parla nell’uomo e lo rende capace di annunciare i misteri della salvezza a partire dalla Risurrezione di Cristo. È lo Spirito, infatti, che agisce nell’uomo e dà la capacità di annunciare e di compiere le opere di Dio, poiché nella sua fragilità, da solo, l’uomo non riuscirebbe. Per questo abbiamo bisogno dello Spirito che confermi in noi il dono della fede, quella di cui parla l’apostolo Pietro scrivendo: Onore dunque a voi che credete; l’onore di credere diventa però l’onere di essere testimoni della fede nel Signore risorto; per rendere attiva e operosa questa testimonianza abbiamo bisogno che lo Spirito agisca in noi, confermandoci nella fede che ci è stata donata per mezzo del Battesimo.

Il sacramento della Cresima sigilla, mediante l’unzione con il sacro Crisma, il dono di grazia che è la fede, ma guai a coloro che hanno scambiato o scambiano quel sigillo come la chiusura definitiva di un baule o di un sarcofago, quasi fosse un sepolcro. Cristo, infatti, vincendo la morte con la sua risurrezione, ha tolto i sigilli al sepolcro e, attraverso l’effusione dello Spirito la sera di Pasqua, ha liberato i suoi apostoli dalla paura, rendendoli suoi fedeli testimoni, annunciatori forti della sua risurrezione. Dunque, se da una parte il Crisma sigilla la fede, dall’altra fortifica per continuare ad essere cristiani autentici, cristiani che non si vergognano di essere tali, che non mettono da parte la fede, che non abbandonano Dio, perché sanno bene che la gioia più grande per ogni discepolo di Cristo è vivere la propria missione di annunciatore del vangelo in parole, opere ed esempio di vita, diffondendo il buon profumo di Cristo che il Crisma promana.

Perché questo avvenga abbiamo bisogno di conoscere sempre più e sempre meglio il Signore, per questo con l’apostolo Filippo chiediamo a Cristo: «Signore, mostraci il Padre». La risposta di Gesù è scontata: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me». Ecco: Cristo ci rivela il Padre e, mediante l’azione dello Spirito in noi, ci permette di compiere quelle opere che ci concedono a nostra volta di mostrare agli altri la nostra identità di figli di Dio e di discepoli di Cristo. Se credere sembra un’impresa difficile, affidiamoci allo Spirito, perché, solo lasciandolo agire in noi, potremo compiere opere così belle che noi stessi non ci aspetteremmo.

Come fare? Pregando. Come pregare? Invocando i sette doni dello Spirito che scaldano come fuoco vivo il nostro cuore e ci permettono di essere testimoni credibili del vangelo.

Chiedi a Dio il dono della Sapienza: è la capacità di cogliere il filo che lega ogni cosa, la lente attraverso cui capire il mondo e te stesso, capire, soprattutto, l’amore di Dio che dà sapore a tutta l’esistenza.

Chiedi a Dio il dono dell’Intelletto: è la capacità di andare in profondità nelle cose e nelle situazioni per capirle fino in fondo e, soprattutto, viverle fino in fondo in ciò che di bello e buono Dio ci dona in esse.

Chiedi a Dio il dono del Consiglio: è la capacità di essere amico davvero, aiutando gli altri a diventare migliori, la capacità di restituire quanto hai ricevuto, di ringraziare con il tuo affetto e con il tuo aiuto il Signore e quanti ti hanno aiutato a crescere.

Chiedi a Dio il dono della Fortezza: è la capacità di resistere, di stare al proprio posto anche quando è difficile, la capacità di affrontare momenti o scelte impegnative, è l’equilibrio di chi sa ciò che conta. Aiuta ad essere fedele senza lasciarsi portare fuori strada, tirando fuori il meglio e le capacità che ognuno possiede e che Dio gli ha donato. 

Chiedi a Dio il dono della Scienza: è la capacità di cogliere il bello, il positivo, la presenza di Dio in ogni cosa che accade, in ogni attività. È la capacità di capire ed interpretare anche il dovere come un dono di Dio, una via per diventare migliori e raggiungere la felicità, perché – come ha detto Gesù – lui è la via, la verità e la vita.

Chiedi a Dio il dono della Pietà: è il senso di altruismo, di compassione – cioè partecipare alla sofferenza e alla fatica di altri – l’aiutare l’altro anche se questo può arrivare a renderlo migliore di noi.

Chiedi a Dio il suo santo Timore: è la capacità di dare un giudizio sereno su se stessi, accettando i propri limiti, i propri difetti. Accettare che noi non siamo Dio, ma che Lui lo è ed essere contenti che con Lui solo si possono fare cose grandi.

Invoca ogni giorno lo Spirito dicendo: Vieni Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli, accendi in essi il fuoco del tuo amore. Vedrai che i doni dello Spirito produrranno in te frutti maturi quali: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.

E allora: Vieni Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli, accendi in essi il fuoco del tuo amore.