XXIV del tempo ordinario A

17 settembre 2023

 

A volte abbiamo la pretesa di spiegare sempre tutto o di giustificarci di fronte a qualche errore commesso, forse per essere compresi, forse per essere perdonati, forse perché noi stessi non sopportiamo di aver commesso uno sbaglio. Eppure errori e sbagli sono all’ordine del giorno, ma possono provocare in chi li subisce o perdono o rancore.

Partiamo a esaminare il nostro cuore pensando al rancore che abbiamo dentro, magari anche per qualcosa di futile, di passeggero. Chissà quanto materiale troviamo che ci appesantisce. Io ad esempio non sopporto quelle persone che mi prendono a pesci in faccia, quelle con le quali si va d’accordo e poi a un certo punto, mi chiedo il perché, tutto svanisce e si interrompe anche il dialogo. A qualcun altro il rancore è dato per questioni di vicinato turbolento o di appropriazione indebita di qualche metratura di suolo. Ad altri il rancore scaturisce da maldicenze o pettegolezzi scoperti, menzogne sparse come letame sui campi nel momento della concimazione o per divisioni legate a questioni ereditarie. E avanti così, quanti motivi di rancore.

Poi di fronte a tutto questo ci si mette il Signore Dio, con parole lapidarie che ci lasciano impietriti:

Rancore e ira sono cose orribili, e il peccatore le porta dentro.

Chi si vendica subirà la vendetta del Signore,

il quale tiene sempre presenti i suoi peccati.

La vendetta del Signore? Come è possibile se nel salmo cantiamo:

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

Egli perdona le nostre iniquità, ma a ciascuno dice:

Perdona l’offesa al tuo prossimo
e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
Un uomo che resta in collera verso un altro uomo,
come può chiedere la guarigione al Signore?

Già, come possiamo chiedere al Padre: rimetti a noi i nostri debiti se non siamo capaci di rimetterli ai nostri debitori? Come possiamo pretendere dal Padre il dono della misericordia per i nostri peccati, per i nostri errori e per i nostri sbagli se siamo ammalati di rancori e bramosi di vendetta?

Ricòrdati della fine e smetti di odiare,
della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti.
Ricorda i precetti e non odiare il prossimo,
l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui.

Questa risposta del Signore dovrebbe bastarci, soprattutto per ricordarci che prima o poi la nostra vita si spegnerà, come una candela, e allora a cosa serve averla passata ad odiare qualcuno?

Impariamo a perdonare se vogliamo essere perdonati, impariamo a non conservare rancore se non vogliamo che altri conservino rancore, impariamo ad agire onestamente e con rispetto se vogliamo essere rispettati e presi in buona considerazione, impariamo a non legarci sempre al dito le cose andate male e non fermeremo il sangue dell’amore che Dio pone nel cuore dell’uomo perché l’uomo possa amare, perdonare e usare misericordia, come Dio nei confronti dell’uomo.

Abbiamo mai pensato cosa sarebbe di noi se Dio agisse di collera come agiamo noi? Risposta di Gesù: «Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Speriamo non sia così, perché si metterebbe male per noi, o almeno per me.

Magari sarà difficile perdonare, sarà dura a riprendere il dialogo, abbiamo deciso di tagliare qualsiasi possibilità di riappacificazione dopo l’ennesima presa in giro o l’incalcolabile sgarbo? Sì, per me è così; non provo odio, ma il cuore è pesante. Signore, non so altro che dirti: «Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa»; e tu, o Dio, crea in noi un cuore puro a immagine del tuo Figlio, un cuore più grande di ogni offesa, più luminoso di ogni ombra, per ricordare al mondo il tuo amore senza misura. Amen.