Tutti i Santi

1 novembre 2023

 

La beatitudine è una condizione celeste che tutti desideriamo. Non è un caso, infatti, che, quando ci troviamo a parlare di una situazione molto piacevole e confortante, siamo soliti dire a chi è in questa posizione: «Beato te». Con questa espressione intendiamo che la beatitudine non è solo qualcosa di soprannaturale, paradisiaco, come ci è descritto nel libro dell’Apocalisse a proposito dei centoquarantaquattromila, perché già su questa terra desideriamo raggiungerla. Sappiamo come questo numero sia simbolico: esso è la moltiplicazione del numero dodici, riferito alle dodici antiche tribù di Israele, col numero dodici riferito agli apostoli, figura nel nuovo popolo dell’alleanza, moltiplicato per il numero mille, simbolo di pienezza, di un tempo illimitato. Questo calcolo ci porta a dire che tutti siamo chiamati alla salvezza, gente di ogni popolo e di ogni epoca, passata, presente e futura. Tutti i santi che noi contempliamo e racchiudiamo in questa giornata ci aiutano a contemplare la beatitudine che ci attende, nella quale loro, gente di ogni tempo e di ogni luogo, già godono dell’eternità.

Anche nella celebrazione eucaristica viene usato il termine «Beati», non per indicare coloro che sono immersi nella gloria di Dio, ma per noi «invitati alla cena dell’Agnello». Sorge allora spontanea la domanda: ci rendiamo conto di questa beatitudine che gustiamo ogni volta che partecipiamo alla Messa? Sentiamo dentro di noi questa gioia incomparabile di sederci alla mensa di «Colui che toglie i peccati del mondo»? Se i centoquarantaquattromila, vestiti candidamente e immersi in questa luce intramontabile, ci sembrano così distanti, riflettiamo sul fatto che ogni volta che partecipiamo alla Messa noi siamo chiamati, come loro, a questa beatitudine. Vero è il fatto che questa condizione non è solo celeste, perché anche sulla terra possiamo goderne, non per una situazione favorevole che si è imposta alla nostra vita, ma perché su questa terra, nella celebrazione della Messa, ci viene data la gioia di partecipare alla beatitudine del cielo, della quale tutti i santi, peccatori e fragili come noi, godono ora nella Chiesa celeste.

La santità allora non è per i più bravi e i santi non sono poi così irraggiungibili, ma il loro desiderio di salvezza li ha spinti alla conversione ed ora vegliano su di noi come amici e compagni di viaggio verso la salvezza, la beatitudine e la gioia eterna che possiamo pregustare qui, partecipando proprio al banchetto eucaristico, e davanti a Cristo presente nel mistero dell’Eucaristia. A questo riguardo ascoltiamo cosa ha detto il Papa nella celebrazione della Messa, concludendo la sessione sinodale: «L’adorazione è la prima risposta che possiamo offrire all’amore gratuito, all’amore sorprendente di Dio. Lo stupore dell’adorazione è essenziale nella Chiesa, soprattutto in questo momento in cui abbiamo perso l’abitudine dell’adorazione. Adorare, infatti, significa riconoscere nella fede che solo Dio è il Signore e che dalla tenerezza del suo amore dipendono le nostre vite, il cammino della Chiesa, le sorti della storia. Lui è il senso del vivere. Adorando Lui ci riscopriamo liberi noi. Chi adora Dio rifiuta gli idoli perché, mentre Dio libera, gli idoli rendono schiavi. Ci ingannano e non realizzano mai ciò che promettono, perché sono «opera delle mani dell’uomo. (Sal 115,4). La Chiesa sia adoratrice: in ogni diocesi, in ogni parrocchia, in ogni comunità si adori il Signore! Perché solo così ci rivolgeremo a Gesù e non a noi stessi; perché solo attraverso il silenzio adorante la Parola di Dio abiterà le nostre parole; perché solo davanti a Lui saremo purificati, trasformati e rinnovati dal fuoco del suo Spirito. Fratelli e sorelle, adoriamo il Signore Gesù! (Santa Messa a conclusione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 29 ottobre 2023)

Se l’adorazione è contemplazione, ed è ciò che fanno i santi in cielo, non dimentichiamo che dall’adorazione passiamo all’azione attraverso il nostro vivere la beatitudine in questo mondo, nel nostro mondo così pieno di idoli e di feste pagane, come quella che vorrebbe sostituire questa gioiosa festa dei Santi burlandosi della morte che l’uomo di poca fede vuole annientare proprio perché lo spaventa. Viviamo, invece, il nostro cammino verso la santità nella beatitudine di ogni giorno, sentendoci beati perché viviamo il Vangelo che siamo chiamati a incarnare nella nostra vita. Sentiamo dentro di noi la fretta di vivere la contemplazione della beatitudine celeste diventando su questa terra operatori di carità vera, sull’esempio di Maria; è la fretta di chi non guarda sempre l’orologio sperando che la celebrazione finisca presto, ma la fretta che è il desiderio di incontrare il Signore per andare a portarlo ai fratelli in prima persona, abbandonando il pensiero che ci sia sempre qualcun altro o che ci pensino altri. La carità non ammette deleghe e la carità ci apre la via della santità che già gustiamo qui, sentendoci beati nell’essere portatori di Dio, come Maria che si alzò in fretta e andò dalla cugina Elisabetta, la quale, al vedere Maria, disse: «Beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

In questi giorni così lacerati da guerre e violenze nella Santa Terra e in ogni parte del mondo, ci viene detto dal Signore: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio».

Come non far risuonare le parole del Papa che, rivolgendosi a Maria, la invoca: «Questa è un’ora buia, Madre. E in questa ora buia ci immergiamo nei tuoi occhi luminosi e ci affidiamo al tuo cuore, sensibile ai nostri problemi. Esso non è stato esente da inquietudini e paure. Madre, tu nelle prove sei stata coraggiosa, sei stata audace: hai confidato in Dio e hai risposto all’apprensione con la cura, al timore con l’amore, all’angoscia con l’offerta. Madre, non ti sei tirata indietro, ma nei momenti decisivi hai preso l’iniziativa: in fretta sei andata da Elisabetta. Ora, Madre, prendi ancora una volta l’iniziativa, in questi tempi lacerati dai conflitti e devastati dalle armi. Volgi il tuo sguardo di misericordia sulla famiglia umana, che ha smarrito la via della pace, che ha preferito Caino ad Abele. Intercedi per il nostro mondo in pericolo e in subbuglio. Insegnaci a ripudiare la follia della guerra, che semina morte e cancella il futuro». (Preghiera per la pace, 27 ottobre 2023)

E oggi, facendo risuonare in noi le parole di Cristo: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio», non possiamo che vivere la nostra beatitudine nel grande atto di carità nell’essere operatori di pace nel nostro mondo, nel nostro quotidiano, nella vita dei fratelli, per godere un giorno, con Maria e tutti santi, la pace eterna del paradiso che in ogni Messa invochiamo anche per i nostri cari defunti.

Regina della pace e di tutti i santi, prega per noi.