XXXII del tempo ordinario A

12 novembre 2023

 

In tempo di crisi energetica conviene spegnere ogni interruttore e risparmiare sulla corrente, viste le salatissime bollette da pagare. Ma cosa spegnere? Forse è il caso di tornare alle lampade a olio? Dipende. Il caso delle cinque vergini sagge e delle cinque stolte ci sta davanti e ci fa capire che la scelta non è semplice. Se infatti è facile staccare la presa e spegnere un interruttore per risparmiare energia e soldi, l’olio delle lampade non si può né risparmiare né sprecare.

Cos’è l’olio contenuto in quei piccoli vasi? Cos’è l’olio contenuto nella nostra vita? L’olio nella vita è utilizzato per tante occasioni, così come l’olio della carità che custodiamo nel nostro cuore non si può trattenere, ma nemmeno sperperare.

L’olio serve per condire il cibo e renderlo più gustoso, così la carità verso il prossimo rende più gustosa la nostra esistenza.

L’olio serve per cuocere e rendere più appetitose le pietanze, così la carità verso il prossimo rende la nostra vita più saporita, ovvero più sapiente, più saggia, perché capace di guardare oltre il proprio naso.

L’olio serve per lubrificare un motore o un ingranaggio, così la carità verso il prossimo smuove i nostri cuori spesso arrugginiti e chiusi in se stessi.

L’olio serve per amalgamare il colore, così la carità verso il prossimo colora di amore fraterno questo grigio mondo, rendendolo più luminoso e gioioso.

L’olio serve per prendersi cura del corpo, così la carità verso il prossimo si prende cura di coloro che sono provati dalla vita.

L’olio serve per curare le ferite e le botte, così la carità verso il prossimo lenisce le sofferenze e risana i cuori spezzati.

Risparmiare o sprecare? Dipende: se risparmiare significa usare la carità verso il prossimo col contagocce, allora è meglio sprecare e donare tutto il possibile, diventando noi stessi quell’olio che dà gusto, che insaporisce, che lubrifica, che amalgama, che cura, che lenisce. Se sprecare, al contrario, significa scialacquare, allora è meglio trattenere e dosare con saggezza e con sapienza quella carità che Cristo sposo ha posto nelle nostre mani.

Le vergini sagge della parabola ci insegnano che non bisogna sprecare, perché nel momento in cui lo sposo arriverà possiamo andargli incontro con le lampade accese. E Cristo giungerà quando meno ce l’aspettiamo, perché egli è presente nella persona che abbiamo accanto, in quella che ha bisogno di una parola buona, nell’altra che si vuole sfogare e ha urgenza di due orecchie e un cuore capaci di ascolto, ma è presente anche nel povero che non ha più persone che si occupino di lui, nel bravo ragazzo che è preso in giro da tutti, nella nonnina che deve portare a casa una pesante borsa della spesa. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Alziamoci anche noi e andiamo, che sia nel mezzo della notte o nel pieno della giornata: se avremo il cuore acceso, come le lampade delle vergini sagge, non sarà difficile vedere il prossimo e tendergli una mano.

Le vergini stolte ci insegnano, invece, a gozzovigliare sprecando l’olio, consumandolo nelle faccende di poco conto, negli interessi personali, nelle sciocchezze della vita. Così il prossimo ci passerà accanto, come lo sposo nel cuore della notte, ma non lo vedremo, non ci accorgeremo, perché le nostre lampade si saranno spente e il cuore sarà immerso nel buio dell’indifferenza. Potremo anche chiedere alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Ma ci risponderanno: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.

Non ci capiti di restare fuori dall’abbraccio del Padre perché abbiamo passato la vita a pensare solo a noi stessi e a fare della nostra esistenza una perdita di tempo; non ci capiti di restare fuori dalla festa eterna, perché abbiamo pensato solo ai festini terreni; non ci capiti di restare fuori dalla beatitudine vera, solo perché abbiamo sprecato il nostro tempo dietro alle accomodanti passioni della vita.

Chissà la Vergine Maria cosa avrà portato con sé nel suo viaggio verso la cugina? Sicuramente l’olio della carità che ha alimentato la fiamma viva del desiderio di farsi prossima, quell’Olio che la Chiesa stessa ha assunto per consacrare persone, oggetti, templi, quell’olio che la liturgia ha adottato per santificare, fortificare e consolare, perché l’olio della carità è Cristo stesso, che ci cosparge di quell’amore che mai, mai, mai si esaurirà. Andiamo, dunque, in fretta, non facciamo attendere Cristo che troveremo presente anche in quel prossimo che crederemo il più piccolo e insignificante dei fratelli e riterremo, stoltamente, nemmeno degno della nostra attenzione.