I di Avvento B

3 dicembre 2023

 

In una piovosa mattina di inizio novembre, mentre gli alunni aspettano le maestre e i maestri per entrare in classe, c’è un signore che vaga poco lontano dalla scuola, rovistando nei cestini in cerca di qualcosa. Alla vista di quell’uomo e della sua difficoltà, una bambina della classe 5aB, non ci pensa due volte e gli si avvicina per donargli la sua merenda. Lui, incredulo, ringrazia commosso e con gli occhi lucidi. Più tardi l’alunna racconta quanto successo all’insegnante di religione, che subito condivide con i colleghi la storia. Corale è l’intenzione di valorizzare il gesto, così spontaneo e prezioso. La dirigente della scuola è d’accordo e suggerisce di contattare anche il Sindaco. Per fare in modo che tutto sia una sorpresa per la compagna autrice del nobile gesto, gli alunni della classe 5aA scrivono una lettera al Sindaco nella quale raccontano quanto avvenuto, chiedendogli di assicurarsi che questa persona in difficoltà riceva le dovute attenzioni. Propongono, inoltre, di riconoscere il gesto generoso e gentile della compagna attraverso un attestato. Con grande stupore di tutti, qualche giorno dopo, il Sindaco fa visita ad entrambe le classi quinte, consegnando un “Diploma di Gentilezza” all’alunna protagonista ed una lettera di risposta agli alunni della 5aA, ringraziandoli per l’attenzione mostrata verso la persona bisognosa e ricordando loro che “i piccoli gesti di gentilezza arricchiscono la vita di chi li riceve tanto quanto quella di chi li compie”.

Il racconto potrebbe sembrare in tutto simile a quello di una bella fiaba natalizia e invece riguarda una ragazza della Scuola elementare di un paese vicino. Questo racconto ci dice che il Vangelo non è una bella favola e non è nemmeno una narrazione del passato remoto ormai decaduta o passata di moda, ma è una Parola, fatta carne in Cristo e fatta carne anche in noi che ne diventiamo testimoni fin da piccoli.

Quella ragazzina, prima di entrare dal grande portone di quella scuola, è stata molto vigile, tanto da accorgersi di quel pover’uomo bisognoso di cibo; i suoi occhi, non ripiegati e incollati su un cellulare, ma ben svegli, hanno saputo scrutare la situazione; ha incarnato questa parola del Signore, che dice: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare». Ciascuno di noi è un portinaio che, come ogni portiere, deve saper vigilare su chi entra per non lasciarsi scappare l’ingresso di persone estranee o poco affidabili che mettano a repentaglio gli appartamenti dello stabile. In gergo calcistico, poi, il portiere è colui che è vigile per eccellenza per non distrarsi, così da impedire che l’avversario infili nella porta il pallone, segnando un bel goal.

Anche il nostro cuore deve vigilare su ciò che entra, perché troppo spesso si infiltrano messaggi di disaffezione, di distrazione, di apatia verso coloro che hanno bisogno. Quella ragazzina non ci ha insegnato solo un atto di pura e ordinaria gentilezza, ma ci ha dato un messaggio di vera carità che non avrebbe mai compiuto se il suo cuore non fosse stato vigile, sveglio, attento. Sicuramente quel gesto così spontaneo non veniva da uno spirito che si è improvvisato generoso, ma da un cuore abituato a far entrare l’amore e la carità che Dio pone in noi attraverso Cristo, quella carità che ha spinto Maria a entrare dalla porta di casa e nella vita della cugina Elisabetta con fare delicato. Se infatti badiamo bene, nel racconto della visitazione, Maria non proferisce parola nell’incontrare la cugina sulla porta di casa, ma aprirà il cuore e le labbra solo dopo aver accolto l’abbraccio di Elisabetta, pronunciando il suo Magnificat, la sua lode al Signore, che compie in lei, come in ogni uomo, cose prodigiose. Così, siamo certi, quella bambina è entrata nel cuore di quell’uomo in modo così delicato da non far alcun rumore, tanto che se non avesse raccontato il gesto compiuto, nessuno se ne sarebbe accorto, perché la carità, quando è vera, non fa rumore, non fa proclami, non vuole manifesti, ma desidera solo aprire le porte dei cuori per entrare nella vita delle persone, renderli capaci di amore, perché tutti, uomini e donne del nostro tempo, imparino ad entrare dalla porta nella vita dei fratelli in punta di piedi, con dolcezza e delicatezza, la stessa dolcezza di una bambina entrata dalla porta della scuola dopo aver messo in atto, grazie alla sua vigilanza, la stessa carità di Maria presso Elisabetta. Chissà quanti compagni a scuola, in oratorio, durante gli allenamenti sportivi o in un qualsiasi altro momento abbiamo visto e vedremo soli, o quante persone incontreremo in attesa di una buona parola o di un po’ di compagnia: sarà chiusa la porta del nostro cuore oppure sapremo essere così vigilanti da accorgerci del loro bisogno, per entrare nella loro vita in punta di piedi avvicinandoci e dando loro un po’ di sollievo?