III di Avvento B

17 dicembre 2023

 

O Dio, che chiami gli umili e i poveri a entrare nel tuo regno di pace, fa’ germogliare tra noi la tua giustizia, perché viviamo nella gioia l’attesa del Salvatore che viene. Così preghiamo in questa settimana che si apre davanti a noi, sentendoci chiamati dal Signore ad entrare nella gioia del suo regno, un regno nel quale germogli la giustizia. Ma quale giustizia? Quella che ci permette di riconoscere la presenza del Signore nella nostra vita e nella vita dei fratelli, quella giustizia che non ci chiude in noi stessi, ma che ci permette di gioire con chi gioisce e portare la gioia che il Signore ci dona a chi vive nella sofferenza e nella tristezza, come è scritto nel libro di Isaia: Lo spirito del Signore Dio è su di me, mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare l'anno di grazia del Signore.

La gioia. Dopo ore o giorni di cammino nel deserto, già vedere in lontananza un’oasi riempie il cuore di gioia, entrarci ancora di più. Maria è la fonte della nostra gioia perché la Gioia è Cristo. È lui a donarci la vera gioia, per questo l’apostolo Paolo raccomanda di essere lieti nel Signore. La gioia contraddistingue tutti i figli di Dio che trovano in essa quell’oasi alla quale abbeverarsi, quell’acqua che è impossibile trattenere, ma che si può solo donare. Avere Cristo in sé, come Maria, ci porta ad entrare in un’oasi di gioia per diventare un dono per i fratelli inondandoli di carità, quella per cui è scritto: C’è più gioia nel dare che nel ricevere. Maria ha donato al mondo la Gioia vera, Gesù, che riempie il cuore di chi non trattiene, ma dona.

Se pensiamo alla nostra vita, quando ci capita un momento favorevole che ci riempie di gioia, cambiamo addirittura d’aspetto, tanto che chi ci incontra vede sul nostro volto questo sentimento e, un po’ per curiosità, un po’ per affetto, ci chiede spontaneamente cosa ci sia successo per brillare di gioia; oppure pensiamo a quanto non stiamo più nella pelle quando viviamo un momento gioioso o ci viene recata una lieta notizia: vogliamo raccontarla a tutti, condividerla, rendere partecipi anche gli altri della nostra gioia. E questo è bello. Abbiamo bisogno di contagiarci di gioia, di quella gioia che viene dal Signore, quella gioia che ha riempito Elisabetta quando Maria è entrata nella sua abitazione. Chissà quante gioie sono entrate a far parte della nostra esistenza, ma anche quanti dolori. Avere accanto una persona cara con la quale condividere queste emozioni è stato sicuramente di aiuto, confortante nei momenti brutti e di incoraggiamento nei momenti belli. In fondo in fondo questa è la giustizia di Dio: essere vicini gli uni agli altri ci apre, come una porta spalancata, alla condivisione non solo di cose materiali, come spesso siamo portati a pensare, ma anche di sentimenti che riempiono il nostro cuore. La giustizia di Dio ci aiuta ad andare oltre le chiusure umane, aprendoci così all’incontro e alla condivisione di emozioni che aiutano a sostenerci l’un l’altro nel cammino della vita, sia quando esso è faticoso, come in un deserto arido, sia quando è gioioso, come in un’oasi paradisiaca. La giustizia di Dio, infatti, lo ha portato non a trattenere il Figlio suo, ma a farne un dono per l’umanità, anche quando l’umanità l’ha scartato fin dal giorno della sua nascita. Dio non si è stancato di donare il Figlio e di donarsi nel Figlio, perché anche noi diventassimo un dono per quanti ci circondano. Come non si può trattenere tra le mani l’acqua fresca, così non possiamo trattenere la possibilità che abbiamo di diventare gli uni per gli altri un motivo di felicità, in special modo per chi è nel dolore o è arrabbiato col mondo, per riprendere il cammino non nella solitudine e nell’abbandono, ma nella gioia di poter contare su persone che sanno condividere anche solo una pacca sulla spalla, che infondono coraggio, serenità, pace a un cuore spesso turbato e inquieto. Diventiamo a nostra volta acqua fresca che disseta, palma rigenerante sotto la quale riposare dopo un tratto di strada faticoso e accaldato. Diventiamo gli uni per gli altri segno della presenza di Dio che ristora, come Gesù stesso ha detto: «Venite a me voi tutti che siete stanchi e affaticati e troverete ristoro alla vostra vita» (Mt 11,28). Corriamo a Lui quando i turbamenti della vita ci assalgono, quando il cammino si fa duro e il deserto si fa sentire, perché ristorati dall’acqua viva del suo Spirito, diventiamo per i nostri fratelli un punto sicuro per ristorare la loro anima, perché possiamo essere presenza di Dio nella vita dell’uomo.

E come il Battista, con abbondanza di acqua, purificava i Giudei dai loro peccati nel battesimo di conversione, così in virtù del nostro Battesimo che Cristo ha istituito e nel quale siamo costituiti figli di Dio e fratelli tra noi, riversiamoci a vicenda l’abbondanza della carità, proprio come quando si entra in un’oasi e per la gioia non si smette di tirarsi addosso acqua fresca.

Con la carità non si gioca, non si scherza, ma sarà sicuramente un’esultanza condividere quell’amore fraterno che in Cristo ci lega, ci unisce e ci aiuta a condividere le gioie che il cammino della vita ci riserva, così da poter cantare con Maria il nostro Magnificat per un Dio che compie meraviglie e fa germogliare in noi la sua giustizia, ovvero il suo amore, che chiamiamo, gli uni per gli altri, carità.