Epifania

6 gennaio 2024

 

Epifania: manifestazione. Un’esplosione di luce, significata nella stella che guidò i Magi a Betlemme, alla culla del Bambin Gesù. Un’esplosione di luce che si espande al mondo intero: Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra. Tutti i popoli sono convocati a Betlemme, nella casa del pane, perché Cristo si manifesti a tutte le genti come colui che, posto nella mangiatoia, diventi per ognuno pane da spezzare e da condividere, pane di salvezza e di forza, pane che sazia la fame di Dio e quindi di Amore che ciascuno porta in sé.

Come faremo a spezzare questo pane e questo Amore, se come Erode continueremo a restare chiusi nella nostra fortezza? Proprio lì, nella nostra fortezza, siamo chiamati ad entrare, come i Magi, che vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». Cosa significa adorare? Letteralmente, “portare alla bocca”. Siamo qui per adorare il Signore, a Betlemme si è fatto Bambino e sull’altare si fa pane che portiamo prima di tutto alla bocca, perché entrando in noi ci doni di sperimentare la gioia del pane condiviso, del pane spezzato con i fratelli, soprattutto con coloro che hanno bisogno del pane quotidiano per sussistere e quello dell’affetto per vivere.

Vogliamo portare questo Pane, Cristo, alla bocca e nella fortezza del nostro cuore per vincere l’avidità di Erode che, chiuso nella sua roccaforte, teme il Bambino di Betlemme tanto da ordinare una strage che oggi si ripete ancora in quella terra santa, là dove l’uomo vede solo nemici e combatte per la supremazia, per governare e avere potere. Dove c’è potere si vedono solo nemici, e dove si vedono solo nemici non c’è pane da condividere. Questo avviene in ogni parte del mondo e anche in noi che, per paura di perdere i nostri piccoli poteri o le nostre comode poltrone, i nostri riconoscimenti e le nostre supremazie diventiamo chiusi come una fortezza ben barricata, come un castello insondabile, come una rocca impenetrabile, chiusi nei nostri egoismi.

I Magi, giunti a Betlemme, entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Entrarono i Magi, non restarono fuori o sulla soglia; entrarono e trovarono Maria, che come una fortezza, custodiva il piccolo Gesù. A differenza di Erode, Maria è quella fortezza inespugnabile che non trattiene per sé, ma dona. È quella fortezza nella quale sentirsi al sicuro, come ogni bambino in braccio a sua madre, ma non per questo inaccessibile. Maria è lì per accogliere e proteggere noi suoi figli dall’indifferenza e dall’odio che dilaga, dall’egoismo e dalle chiusure che si impadroniscono del nostro cuore. E questo lo fa facendoci entrare nella sua casa, nel suo cuore, lì dove stringe più forte il suo Bambino, perché da quel Bambino impariamo ad aprirci al Signore e ai fratelli come ha fatto lei, consegnandosi al disegno di Dio e portando il suo Figlio, ancora in grembo, alla cugina Elisabetta. Solo aprendo le nostre fortezze e lasciando entrare Dio, accoglieremo i suoi disegni e coloro che il Signore porta con sé, come Egli accolse i Magi in quella casa, come accolse i loro doni, perché essi stessi divenissero un dono per tutti i popoli. Così anche noi, seguendo l’esempio di Maria, usciremo oggi dall’incontro col Signore e torneremo alle nostre case, ai nostri impegni, alla nostra vita quotidiana che riprende dopo le feste, con il desiderio stesso che ha riempito i Magi: divenire per tutti quella stella luminosa che porta a Cristo attraverso la bontà, l’amore fraterno e la carità che abbattono i ponti levatoi delle nostre fortezze e lasciano entrare questi doni, la bontà, l’amore fraterno, la carità, insieme ai fratelli con i quali condividere e spezzare il pane della vita che Cristo ha manifestato a Betlemme e che noi, a differenza di Erode, vogliamo manifestare nella vita di ogni giorno, certi che entrare nell’esistenza del prossimo e far entrare il prossimo nella nostra ci donerà quella stessa gioia che provarono i Magi nel vedere un semplice Bambino, riconosciuto come il Re dei Re.

E allora, o uomo, non chiudere la porta del tuo cuore, non chiuderti nei tuoi egoismi come in una fortezza. Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Sì, lascia entrare quella luce che è Cristo, ed Egli, vero pane spezzato per te, ti insegnerà a spezzarti come pane fragrante per i tuoi fratelli, per farli entrare in te e tu entrare in loro e uscire insieme per portare a tutti, non oro, incenso e mirra, ma l’amore che è la carità di Cristo, dono che ti riempirà di gioia.