Battesimo del Signore

7 gennaio 2024

 

Cristo, manifestato alle genti di tutto il mondo nella figura dei Magi, oggi si manifesta come il Figlio di Dio entrando nel fiume Giordano, perché dal cielo esca la voce di Dio che lo dichiara suo Figlio amato.

L’apostolo Giovanni scrive: chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. Cosa ci sta dicendo se non che se siamo figli di Dio e crediamo nel figlio di Dio, Gesù Cristo, non possiamo che sentirci fratelli e quindi capaci di amarci come fratelli.

Entrando nel Giordano Gesù santifica l’acqua, perché – superato il battesimo di conversione di Giovanni Battista – il Battesimo istituto dal Cristo divenisse per noi affiliazione a Dio e divenendo figli di Dio nel Figlio Gesù, ci guardassimo non più come semplici uomini e donne che abitano questa terra, ma come fratelli in Colui che ci ha resi figli di Dio e dunque fratelli tra noi.

Insomma, non possiamo dire di amare Dio se l’amore che viene da Dio non ce lo doniamo a vicenda, proprio come il Figlio ha donato a noi la sua stessa vita nel sangue sparso sulla croce. Giovanni continua nella sua lettera facendo proprio riferimento a questo: Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. L’acqua è un chiaro riferimento alla sua entrata nel mondo e il sangue alla sua uscita dal mondo, la sua morte, per entrare in quella gloria di Dio prefigurata il giorno del Battesimo, quando si aprirono i cieli e si manifestò la gloria di Dio. Si aprirono i cieli, perché attraverso il Battesimo di Cristo l’uomo potesse entrarvi, ma non senza il sangue di Cristo, ovvero non senza la sua morte, passaggio obbligato per entrare nella gloria della Risurrezione che contempliamo nella Pasqua.

Quanto sangue oggi scorre in questo nostro mondo, quanto sangue viene sparso perché l’uomo non sa più contemplare i cieli, ma solo la terra che calpesta e che vuole fare sua,dimenticandosi di averla ricevuta da Dio e che Dio ha consacrato scendendo sulla terra in Cristo. Quando l’uomo perde di vista Dio non può che guardare a se stesso, pensando di fare bene sulla pelle e sulla vita degli altri. Come possiamo allora sperimentare l’amore di Dio che, facendoci figli nel Figlio mediante il Battesimo, ci porta ad amarci e ad avere la stessa carità gli uni per gli altri che Cristo ci ha donato nella sua venuta nel mondo e nella sua Pasqua? Come può l’uomo di oggi vivere il dono del Battesimo che ci rende figli e fratelli se non riesce più a chiamare Dio come Padre, perché le religioni sono oggetto e motivo di contrasti, la vita quotidiana una continua lotta a chi la spunta prima sugli altri, le relazioni un tenersi a distanza per la paura che l’altro sia solo una fregatura?

Chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato: amarsi a vicenda sarà la scommessa di oggi e di domani, non come Caino e Abele che sulla carta erano fratelli, ma come Cristo che ha dato se stesso per noi e ha messo in noi quell’amore che è stato riversato nel cuore con il dono e la grazia del Battesimo. Come il fiume Giordano, nel quale è entrato Cristo, è gonfio di acqua nel periodo delle piogge e lascia quel limo abbondante e fertile nelle sue inondazioni, così l’abbondante grazia di Dio che scende a noi come pioggia e neve possa fecondare e rendere fertile il nostro cuore per produrre quei gesti, quelle espressioni, quelle scelte concrete di carità che manifestano Dio al mondo in Gesù Cristo che agisce in noi e attraverso di noi, sentendoci davvero fratelli e prendendoci cura gli uni degli altri, non solo a parole, ma soprattutto con i piccoli gesti quotidiani che viviamo in famiglia, nella comunità, negli ambienti di vita quotidiana che torniamo ad abitare e nei quali entriamo ogni giorno.

Entriamo dunque nella vita di tutti i giorni con questi sentimenti: se davvero amiamo colui che Dio ha generato, ovvero Cristo, amiamo anche coloro che in Cristo sono stati generati da Dio, ovvero i fratelli e le sorelle, e in special modo amiamo e rendiamo presente la carità di Cristo in coloro che per solitudine, malattia, abbandono non sono amati e apprezzati.